Sant’Onofrio All’Orfento

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“È memorando il circondario di Caramanico per i diversi eremitaggi che i monaci della Majella vi avevano qua e là nelle gole dei monti, come quello di S. Onofrio nel vallone di cui ivi è tuttora qualche vestigia” (SAGGESE).
Non conosciamo la data della sua origine. Non risulta menzionato dai biografi di Celestino V e non è chiaramente nominato fra gli eremi da lui ricostruiti al suo arrivo sulla Majella. Poiché non figura neppure nelle numerose testimonianze rese nel suo processo di canonizzazione, è logico supporre un’origine, o una ricostruzione, più recente.
Del luogo sacro rimangono solo pochi resti della chiesa che mostrano ancora alcune zone con intonaco dipinto. Il cenobio si sviluppava oltre, per circa 15 metri, seguendo la parete rocciosa. Le mura di valle non sono più visibili anche se si intuisce la loro direzione sotto il cumulo dei detriti e dei rovi. Fino ai primi del Novecento il portale della chiesa era ancora intatto; in seguito fu demolito da un boscaiolo di S. Croce di Caramanico per rendere più agevole il passaggio dei suoi muli con l’ingombrante carico di legna.
Non sopravvivono tradizioni legate a questo luogo di culto. A titolo di curiosità possiamo dire che in questo eremo venivano a volte sepolti coloro che morivano in montagna, pastori e boscaioli periti in seguito ad incidenti. I terreni circostanti erano coltivati fino ai primi del Novecento e famiglie di contadini passavano la stagione estiva fra i ruderi del convento.

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