Locarno Film Festival

Il successo culturale ed economico di un piccolo paese. Una collettività culturalmente avanzata è una collettività ricca, nello spirito e nel “portafoglio”, e quando va tutto bene, vuol dire che tutti progrediscono, cittadini, imprenditori ed amministratori. Ecco cosa manca a gran parte dell’Italia, la capacità degli amministratori, la visione degli imprenditori e l’intelligenza dei territori di fare rete.

La città di Locarno, questa la denominazione che trovate sul sito comunale, ha solamente 16.000 abitanti (da non confondere con il distretto che arriva a circa 70.000), eppure vanta il secondo più longevo film festival del mondo, dopo quello di Venezia. Quest’anno è stato il 74°.
Cosa vuol dire ospitare un festival? L’arrivo di un gran numero di persone che per 10 giorni, tanto la durata del festival, porta a Locarno una grande quantità di soldi. A chi? Alla intera collettività. La ricettività è indubbiante la prima a godere dell’arrivo di flusso di denaro “straniero”: alberghi, B&B, ristoranti, bar, pasticcerie, paninoteche, gelaterie, alimentari…
Senza dimenticare le attività commerciali, è dato scontato che quando si è in vacanza e rilassati, si è più propensi agli acquisti, a dedicarsi alle attività ricreative ed a quelle culturali. Il festival di Locarno si svolge nella prima metà d’agosto, quindi pedalò, barche, biciclette, escursioni, equitazione, paracadutismo, piccoli aerei da diporto, etc., sono presi d’assalto dai turisti nei momenti liberi tra una proiezione e l’altra di film internazionali. Anche i trasporti hanno il loro bel da fare: taxi, autobus, treni, mezzi a noleggio, barche. E vogliamo dimenticare il settore immobiliare? Quanti turisti, certo quelli di fascia alta, affascinati dalla incantevole località, hanno deciso di affittare, per lunghi periodi, se non acquistare, una bella casa vista lago e monti?
Tutto questo senza dimenticare le case cinematografiche ed i loro infiniti seguiti fatti di cineasti, tecnici, attori, impresari e poi la stampa, i fotografi che si riversano sulle rive del Lago Maggiore. Poi ci sono i service e le maestranze che devono accogliere 8.000 spettatori ogni sera, per 10 giorni, in Piazza Grande, il cuore della manifestazione.
La domanda sorge spontanea e ci si chiede come sia possibile che un piccolo centro, come  Locarno, possa riuscire a far girare con un festival, che poi va da se che si porti dietro tanti altri eventi collaterali, tanti milioni di euro, perché di questo si parla.
Possiamo dire che gli elementi siano sostanzialmente riconducibili a programmazione, progettazione e pianificazione, da parte di chi il Festival, o le altre manifestazioni, ha ideato ed attuato. Senso di responsabilità, imprenditorialità e mecenatismo da parte di chi quel festival e quelle manifestazioni hanno sostenuto.
È tutto qui quello che ha reso possibile per un “paese” di appena sedicimila abitanti creare e portare avanti un festival, fonte di cultura, ma anche di tanta ricchezza per l’intera collettività, anche quella limitrofa, perché chi va a Locarno per il Festival, non può non andare ad Ascona, Minusio, Muralto e Losone, per indicare alcuni dei centri limitrofi, ed è questo l’ultimo elemento del miracolo: la rete, tutti uniti per il bene comune.
Perché in Italia, spesso, se non spessissimo, questo non avviene? Semplice la risposta. Gli amministratori, per lo più improvvisati e senza una base culturale adeguata al ruolo, non hanno la visione delle cose, intenti solo ed unicamente ad accontentare il loro piccolo e spesso, purtroppo, incolto elettorato interessato unicamente alla cura del proprio orticello. A ciò si aggiunga l’assenza di capacità imprenditoriali che, se esistenti, li porterebbero a Programmare, Progettare e Pianificare, ma cosa ancora più sconcertante è che coloro che nei territori investono danaro per le loro imprese non hanno la capacità di comprendere che, capitalizzare, sulla cultura chi si avvantaggerà non sarà solo la collettività, ma loro stessi.
Una collettività culturalmente avanzata è una collettività ricca, nello spirito e nel “portafoglio”, e quando va tutto bene, vuol dire che tutti progrediscono, cittadini, imprenditori ed amministratori!
Ecco cosa manca a gran parte dell’Italia, la capacità degli amministratori, la visione degli imprenditori e l’intelligenza dei territori di fare rete!
E chi ne fa le spese è l’intera collettività, che non si arricchisce, né progredisce culturalmente. Il classico cane che si morde la coda.